Ascolta la Tua Voce!!!

Carissimi Amici,

dopo una consistente pausa estiva, torniamo alle nostre occupazioni ed a usare necessariamente la nostra Voce come elemento insostituibile per la Comunucazione.
Mi sembra quindi adatto un post che Vi aiuti a ricominciare ad utilizzare la Voce nel modo più corretto, a togliere la “ruggine” estiva e, soprattutto, a continuare a mantenerla sana!
Considerate quindi questo post una vera e propria
Guida veloce per salvaguardare la voce.
Come abbiamo già accennato nei post precedenti, il fenomeno della vociferazione, o produzione vocale, è dovuto all’armonioso ed integrato utilizzo delle seguenti strutture:

• Mantice polmonare (polmoni e muscoli inspiratori ed espiratori);
• Vibratore (laringe, all’interno della quale si trovano le corde vocali);
• Amplificatore e selettore frequenziale (tutto il tratto sopra le corde vocali).

Il mantice polmonare fa fluire l’aria verso la laringe con una determinata pressione, e tale pressione fa vibrare le corde vocali, che producono un suono elementare, arricchito e filtrato dalle cavità sopraglottiche. Queste cavità (faringe, cavità orale e nasale) si possono modificare in ampiezza, mentre la lingua ci permette di cambiare la forma del tratto articolatorio e quindi di poter articolare suoni diversi.
Con la voce trasmettiamo direttamente i nostri pensieri, ed indirettamente forniamo ai nostri interlocutori moltissimi dati comunicativi che ci riguardano: età, sesso, stato di salute, personalità, carattere, stato d’animo, eccetera.
La maggioranza delle persone necessita della voce per il lavoro e per questo motivo la voce deve essere sempre a posto. Ma come utilizzare la voce con la minore spesa vocale ed il miglior rendimento? In questa guida proveremo a dare le indicazioni per ottenere una voce sempre fresca e pronta, oltre a qualche consiglio per le voci affaticate ed una guida generale alle norme di igiene vocale.

Come già detto nei precedenti post (sed repetita iuvant…), le corde vocali sono due piccole lamine muscolari ricoperte da una sottile mucosa (per questo appaiono bianche quando sono sane) che vibrano sul piano muscolare grazie all’interposizione di uno strato morbido sottomucoso (composto da una specie di gel che contiene glicoproteine ed acqua). Immaginatele come un letto, in cui il materasso sia il muscolo, ricoperto da un sottile piumino (la sottomucosa) ed il tutto tenuto insieme da un sottile lenzuolo (la mucosa vera e propria). Condizione fondamentale perché l’emissione vocale sia buona è il corretto e completo scivolamento di tutti questi strati, uno sull’altro. La mucosa appare sempre umida, perché ricoperta da un sottile strato di liquido che, lubrificando continuamente la superficie, favorisce lo smaltimento di calore formato dal continuo contatto delle corde vocali fra di loro. Inoltre l’acqua è presente in grande percentuale nello strato sottomucoso, per garantirne l’elasticità e quindi il corretto movimento.

La voce è vibrazione.

Dovete sapere che le corde vocali si muovono ad una velocità impressionante: in un secondo vibrano da 80 a 130 volte in una voce maschile, da 200 a 250 in una voce femminile e fino a 500 volte al secondo nel bambino!! Se non fossero correttamente lubrificate, farebbero la fine di un motore a scoppio in cui scarseggia o addirittura manca l’olio, cioè andrebbero incontro ad usura precoce. È quindi fondamentale che alla nostra voce il lubrificante non venga mai a mancare. Il nostro lubrificante ideale è l’acqua. Possiamo integrarla dall’interno bevendone molta (almeno due litri al giorno), ma possiamo umidificare localmente la laringe e le corde vocali respirando correttamente dal naso. Per tale motivo è opportuno mantenere nel luogo ove si soggiorna (e soprattutto dove si dorme) un adeguato grado di umidità relativa: basta aprire un po’ le finestre, specie in inverno con i termosifoni accesi e porre pezze bagnare sugli stessi, e polverizzare acqua attraverso umidificatori.
Ma il modo più rapido ed efficiente è respirare dalle narici attraverso una garza bagnata d’acqua fredda e pulita (tale metodo è stato messo a punto da Alfonso Borragan-Torre, foniatra spagnolo). In pochi minuti questo metodo, semplice ed economico, ripristina un’umidità pressoché totale a livello del tratto nasale, faringeo e laringeo, dando sollievo ad una mucosa secca, crostosa e contribuendo a sciogliere le secrezioni.
La voce è elasticità.

Senza di questa non si produce la vibrazione. Elastico è qualcosa che si deforma temporaneamente per poi tornare nella posizione originaria. L’elasticità vocale si perde nelle seguenti condizioni:
• Negli stati di tensione interna (conflittualità interna, stress, preoccupazioni varie, collera, tristezza, ecc.);
• Eccessivo affaticamento vocale (surmenage) senza periodi di riposo;
• Alterazioni dello schema corporeo-vocale che producono rigidità strutturale attraverso blocchi muscolari, per cui saper stare correttamente in piedi e seduti è fondamentale;
• Piccole lesioni sulle corde vocali che obbligano ad una fonazione scorretta e forzata;
• Parlare senza un corretto utilizzo delle cavità sovraglottiche di risonanza;
• Articolare poco con la lingua;
• Usare un tono monocorde (voce monotona).

In tutti questi casi la miglior soluzione è rompere la rigidità attraverso una attività fisica magari blanda, ma costante. Se poi l’attività fisica è divertente (come ad esempio ballare) i benefici sulla voce saranno sorprendenti!

Conosci e controlla i fattori di rischio vocale.

Se conosci i rischi li puoi evitare. Se il rischio è alto, basta una minima alterazione per scatenare fatica vocale o raucedine momentanea, fino a far diventare cronico uno stato di disfonia (voce sporca e stanca).
Tra i fattori di rischio quelli che riguardano la voce sono:
• Scarsa lubrificazione ed idratazione delle corde vocali;
• Fumare;
• Parlare in stato di stress psicofisico o di malattia organica;
• Parlare in condizioni di forte rumore concorrenziale (ambienti rumorosi, in automobile, a scuola con i bambini che gridano, al cellulare per strada, ecc.);
• Sforzarsi di parlare a tutti i costi;
• Presenza di reflusso gastroesofageo o faringolaringeo.

Qualche informazione in più su quest’ultimo punto. Sebbene il reflusso gastroesofageo sia invocato (talora a sproposito) come la causa di tutti i mali della laringe, tuttavia è indubbio che una scorretta alimentazione o un problema digestivo possano peggiorare le condizioni di salute della nostra voce. Inoltre, specie se si tratta di PLR (reflusso faringolaringeo), il paziente non lamenta sintomi generali importanti, anzi talvolta è la disfonia uno degli indicatori indiretti di patologia gastroesofagea, assieme alla sensazione di corpo estraneo in gola, necessità di schiarire spesso la voce (dannosissima abitudine chiamata raclage), secchezza della gola, tosse secca specie al mattino.
Oltre ad un inquadramento diagnostico corretto da parte del medico specialista, si possono dare alcune indicazioni utili a ridurre il disagio vocale dovuto a reflusso:
• Evitare i cibi che sicuramente peggiorano uno stato di reflusso (se non li conoscete, chiedeteli sul blog);
• Non saltare i pasti;
• Non farli abbondanti;
• Lasciar passare almeno 2 ore dal pasto prima di assumere la posizione sdraiata; anche per il pisolino pomeridiano è meglio una posizione semiseduta.

La nostra lingua.
Senza la lingua sarebbe impossibile articolare le parole. La lingua è un organo estremamente complesso ed è mobilissima grazie a ben 17 muscoli che la animano. Quando parliamo con un eloquio normale (che corrisponde alla produzione di circa 150 parole al minuto), noi compiamo involontariamente ben 650 movimenti linguali. Non articolare in modo corretto significa non permettere alla lingua di compiere tutti i movimenti per i quali è naturalmente predisposta. Perché la voce sia limpida e risonante è obbligatorio muovere molto la lingua.
Per la pigrizia linguale è utile parlare tenendo un bocca una caramella od un chewing gum, perché la presenza di un corpo estraneo in bocca obbliga la lingua a compiere movimenti alternativi per ottenere una articolazione sufficiente ed in definitiva la obbliga a muoversi di più. Attenzione che però questo movimento sia quanto più naturale possibile: non vi è nulla di più ridicolo che fare smorfie o movimenti strani quando si parla!
Le secrezioni catarrali.

A tutti è capitato talvolta di non riuscire a parlare bene per la presenza di tosse grassa e di secrezioni catarrali che impediscono un corretto svolgimento della fonazione. Il nostro obiettivo è che questa condizione duri il minor tempo possibile.
Il miglior modo naturale di trattare le secrezioni catarrali dense è il seguente:
• Docce calde con il maggior sviluppo di vapore acqueo, da effettuare fino al fluidificarsi delle secrezioni, anche più volte al giorno; in alternativa inalazioni caldo-umide senza aggiunte di “balsamici”, eventualmente usare camomilla;
• Bere molta acqua (fino a 4-5 litri) in 1-2 giorni;
• Concedersi molto riposo fisico e dormire molto.
Qualche consiglio per prevenire le affezioni catarrali:
• Vivere in modo equilibrato e mantenere per quanto possibile un buon umore (aumentano le difese immunitarie aspecifiche);
• Nutrirsi in modo equilibrato;
• Fare sport;
• Stare il più possibile all’aria aperta;
• Esporre il corpo a variazioni di temperatura, nonostante sembri un controsenso, aumenta la reattività individuale e migliora la risposta immunogenica. Quindi non coprirsi eccessivamente in inverno e non scoprirsi eccessivamente in estate.

Le narici.

Sono un organo estremamente importante per la voce ed in generale per tutto l’apparato respiratorio. All’interno delle narici esistono pieghe della mucosa nasale che si chiamano turbinati (appunto perché l’aria ci turbina dentro), attraversando i quali l’aria si arricchisce di umidità, aumenta la sua temperatura e viene privata delle scorie più grossolane. In poche parole le narici sono un meraviglioso filtro biologico che si adatta a tutte le condizioni esterne, permettendo all’aria di passare da 0° a 37° e dal 20% al 90% di umidità relativa in un tratto di circa 15-20 centimetri (cioè la distanza tra narici e corde vocali) in un tempo inferiore ad un secondo!
Ma come tutti i filtri che compiono bene la loro funzione, sovente le narici si ostruiscono, diminuendo la loro capacità di pulizia fino a perderla.
E, proprio come un filtro dell’aria dell’automobile, va lavato con acqua, ed è meglio se tale manovra viene eseguita quotidianamente. Come? Sopra il lavabo basta bagnarsi bene le dita d’acqua ed aspirare ponendole a contatto con le narici, più volte; poi soffiarsi il naso per liberarsi dalle secrezioni fluidificate. In tal modo nella maggior parte dei casi le narici saranno libere, pulite e pronte di nuovo a compiere la loro azione di protezione nei confronti delle alte vie respiratorie ed a reintrodurre umidità con pronto sollievo della voce.
Se la ostruzione nasale è maggiore si possono utilizzare strumenti a bassa pressione per introdurre l’acqua (basta una siringa da 5 cc priva dell’ago), e ripetere le operazioni di pulizia precedentemente descritte.
Ma se le narici non si aprono, non insistere assolutamente, non usare farmaci, ma rivolgersi ad un medico qualificato per effettuare una rinoscopia anteriore (visione diretta delle cavità nasali) e risolvere il problema.
La stanchezza vocale (fonastenia).

Se dopo aver parlato la voce si sporca, si affievolisce e inizia a dolere il collo o la gola, bisogna porre attenzione a:
• Non forzare la voce. Questo non significa assolutamente parlare a bassa voce o addirittura bisbigliando, perché questi atteggiamenti peggiorano la stanchezza. Parlate invece a volume normale, con calma, pensando ad una respirazione più efficace ed articolando di più l’eloquio, cioè muovendo di più la lingua;
• Rispettare le pause fonatorie, cioè i tempi in cui si respira. Errore comune è, soprattutto sotto stress, parlare arrivando sempre in fondo al fiato, con tensioni evidenti sul tono della voce (che si alza innaturalmente) e sulla tensione muscolare (specie delle spalle e del collo che si evidenziano particolarmente tesi). Ricordate che le pause fonatorie servono per detendere la muscolatura, prendere aria attraverso il naso e quindi umidificare il tratto vocale.
• Concedersi un riposo vocale relativo, cioè silenzio, ma per non più di qualche minuto. Uno stop più prolungato diminuisce il tono delle corde vocali e dopo sarà più faticoso recuperarlo.
• Imparare a controllare lo stress, ricordando che la voce è lo specchio della nostra condizione emotiva e che risente dei conflitti emozionali e delle ansie, anche prestazionali. Talvolta al crescere dell’ansia basta fermarsi, concentrarsi e respirare lentamente e profondamente per 15-30 secondi: tale pratica non ha controindicazioni e può essere eseguita in ogni luogo e tutte le volte che si desidera. Cercare di non perdere mai la serenità, imparando ad affrontare ed a combattere le condizioni stressanti, iniziando magari a praticare il sorriso tanto quando parliamo che quando ascoltiamo. È gratuito ed è assolutamente benefico!
La secchezza del tratto vocale.

Premesso che alcuni farmaci di uso comune provocano secchezza della gola (si chiama xerostomia), tale sgradevole sintomo può essere ridotto seguendo queste indicazioni:
• Usare spesso una garza bagnata, ponendola sulle narici per circa 10 minuti, per umidificare il tratto vocale.
• Lavare le narici come indicato precedentemente, e soffiandole delicatamente, ma spesso.
• Migliorare l’igiene ambientale, umidificando l’ambiente domestico, attraverso umidificatori da porre sui termosifoni o elettrici, arieggiando spesso gli ambienti in cui si soggiorna;
• Fare suffumigi con camomilla (due cucchiai del fiore intero in mezzo litro di acqua bollente);
• Bere molta acqua, tenendo però in considerazione che una quantità eccessiva soprattutto la sera potrebbe acuire un preesistente reflusso, peggiorando paradossalmente le condizioni di secchezza.
Bruciore e prurito alla gola.

Sono il primo sintomo di tensione laringea e di sforzo vocale. Appena ci si rende conto che la gola brucia, bisogna smettere subito di sforzare la voce, ponendosi in silenzio per qualche minuto, distendersi ad occhi chiusi per favorire il rilassamento muscolare, respirare a fondo attraverso il naso per aiutare l’idratazione e riprendere il discorso ponendosi come obiettivo di non aumentare lo sforzo vocale (“spingendo” la voce o addirittura gridando) e di rispettare assolutamente le pause fonatorie.
Talvolta la sensazione di bruciore può essere dovuta all’inizio di un processo infiammatorio catarrale o la riattivazione di un processo di tipo allergico. Per il primo si può seguire il protocollo per le secrezioni precedentemente descritto, mentre nel caso delle allergie bisogna necessariamente rivolgersi ad un medico competente.
Ma la causa più frequente rimane comunque il reflusso. In tal caso è efficace controllare l’alimentazione, limitare lo stress ed assumere (solo e sempre sotto prescrizione medica!) farmaci che riducano l’acidità (gli IPP, inibitori della pompa protonica, la cui molecola capostipite è l’omeprazolo) o che inibiscano meccanicamente il reflusso (come ad esempio l’alginato di sodio o il sucralfato).
Un’ultima indicazione: non utilizzate mai caramelle alla menta, perché tale essenza peggiora molto il reflusso, ed in generale, nonostante si creda l’esatto contrario, la menta e le essenze terpeniche (mentolo, eucaliptolo, pino mugo, ecc.) non sono buoni amici della nostra voce.
Se la voce non (ci) piace.

Esistono questionari appositamente formulati per conoscere e valutare l’autogradimento della voce. Si chiamano questionari di autovalutazione ed esistono per la voce parlata (VHI o Voice Handicap Index) e per la voce cantata (SHI o Singing Handicap Index). I due questionari possono essere richiesti gratuitamente all’Autore del blog.
In ogni caso, se la voce non ci piace, dovremmo imparare a cambiare il modo di emetterla:
• Cambiare il punto di impatto della voce. Cosa è il punto di impatto? È il punto dove l’energia della voce parlata si dirige, e corrisponde normalmente alla zona del palato duro sopra gli incisivi superiori. Modificando il punto di impatto si modificherà anche il suono prodotto e la voce si potrà arricchire di timbriche diverse e magari più gradite. Per ottenere ciò, si può modificare l’assetto posturale, specie del collo (che può essere lievemente iperesteso) fino a raggiungere un punto di impatto diverso.
• Imparare a non disperdere l’energia vocale. Esattamente come fanno i cantanti i primi anni di studio, si impara a concentrare la voce ed a dirigerla in un punto preciso situato ad una certa distanza da noi. Tale allenamento nel tempo consente di ottenere le due prerogative di una buona voce, la proiezione (cioè trasformazione della voce in strumento di azione per chiamare, chiedere aiuto, informare, interrogare, parlare pubblicamente, ecc.) e la portanza (cioè la distanza alla quale è possibile raggiungere efficacemente con la voce un interlocutore senza corruzione del messaggio inviato).
Parlare provoca dolore.

Se l’emissione della voce parlata si accompagna a dolore (si chiama odinofonia) o se la voce non è pulita o abitualmente è roca, se basta poco (un’uscita serale o parlare in un ambiente con rumore) per sovraccaricarla e rimanere afono, allora bisogna cercare con esattezza la causa del problema.
Mai sottovalutare il dolore: esso è un sintomo fondamentale, che ci allerta su una situazione di possibile pericolo e che in ogni caso ci avverte che qualcosa non va.
Se tale sintomo persiste nel tempo, se è accompagnato da voce roca, tosse e dolore alla deglutizione, bisogna rivolgersi tempestivamente ad uno specialista. Non aspettate mai che il problema si risolva da solo: in questi casi bisogna porre diagnosi precisa ed instaurare una corretta terapia.
Microfono o voce libera?

Parlare con il microfono non è un bene per la voce perché ci priva della possibilità di regolare il feedback (cioè ciò che sentiamo della nostra produzione vocale) e, se non si è abili nell’usarlo, prima o poi la voce si stanca lo stesso. Ma nonostante ciò, soprattutto con il fiorire dei call centers, il microfono è diventato strumento di aiuto per la nostra voce ed attualmente lo vediamo usare da molte categorie professionali (oltre ai cantanti, gli operatori telefonici, i docenti che parlano in grandi spazi, gli avvocati, i sacerdoti…).
Se dobbiamo usare il microfono, cerchiamo di affiancarlo all’uso di cuffie (per questo esiste un sistema compatto, chiamato microlink) per schermare il rumore di fondo e posizioniamo il microfono distante dalla bocca (almeno 3-4 centimetri), assicurandoci comunque che all’interlocutore giunga la nostra voce chiara e non distorta. Cerchiamo di modulare la voce nel miglior modo possibile senza dimenticare di usare sempre una corretta articolazione verbale e rispettare le pause fonatorie. È fondamentale inoltre mantenere una corretta postura sulla sedia e mobilizzare spesso collo, spalle e schiena per non irrigidire le catene muscolari con l’aumento dei rischi per la voce.
Allora, come dobbiamo parlare?

Utilizzando i pochi consigli di questa guida avremo la possibilità di riuscire a migliorare il nostro eloquio, di renderlo più sicuro ed incisivo. Potremo stupirci di riuscire a parlare molto facendo pochissima fatica, e solo noi sapremo di aver usato le giuste contromisure per evitare la fatica vocale. Riassumiamole:
• Buona lubrificazione locale e buona umidificazione generale per il benessere del tratto vocale;
• Ampi movimenti della lingua per una corretta ed incisiva articolazione verbale, per una giusta proiezione del suono ed una corretta elasticità di tutto il tratto vocale;
• Rilassamento delle catene muscolari di collo e spalle attraverso un buon assetto posturale ed una corretta stazione seduta;
• Rilassamento della zona addominale concentrandosi sulle tecniche di respirazione (potete chiedere dettagli sul blog)
• Molta prosodia (cioè melodia nella voce, usando tutte le intonazioni ed i colori vocali possibili) e gioco vocale per produrre sensazioni di libertà.
• Accompagnare una voce “colorata” con gesti misurati la renderà più accattivante ed i contenuti saranno più credibili, mentre con una voce monotona la fatica fonatoria aumenterà e l’attenzione dell’ascoltatore calerà fino a che l’ascolto diventerà un tormento!
Chi parla bene non si stanca, e vorrebbe continuare a parlare e ad essere ascoltato, perché
PARLARE E’ UN PIACERE!

BUONA VOCE A TUTTI.

Prof. Diego Cossu
Creative Commons License
ATTENZIONE: Questo/a opera è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

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