Disfonia e Fonastenia, ovvero: Aiuto, dove è finita la mia voce?
Carissimi Amici, ben ritrovati!
Oggi affronteremo un argomento particolarmente interessante, sempre di costante attualità, ovvero la perdita della nostra voce!!! Cercheremo di capire cosa ci succede e come si può evitarla.
È capitato sicuramente a tutti di trovarsi almeno una volta nella spiacevole condizione di dover parlare ed esserne impossibilitati perché la voce non c’era più o si esauriva nel giro di poche frasi. In tale condizione di difficoltà comunicativa ci sentiamo spesso a disagio, perché con la nostra voce non solo trasmettiamo direttamente il nostro pensiero, ma indirettamente forniamo ai nostri interlocutori moltissimi dati comunicativi che ci riguardano: età, sesso, stato di salute, personalità, carattere, stato d’animo, eccetera.
Quando la voce parlata presenta un’alterazione quantitativa o qualitativa si parla di disfonia, mentre la fonastenia è il termine tecnico per la voce caratterizzata da un’emissione stanca, scarica e difficoltosa.
Tale patologia è più diffusa di quanto si creda. I dati epidemiologici svelano che la disfonia è presente nel 25% della popolazione comune, mentre nelle categorie a rischio (soprattutto gli insegnanti) tale percentuale arriva fino al 45%. Un altro dato allarmante è il costante aumento della disfonia infantile, che si aggira attualmente attorno al 30%.
L’impossibilità di farci sentire a distanza ed in modo efficace fa stancare precocemente la voce (genesi della fonastenia). Se si ignorano i segnali di allarme (secchezza, raucedine, dolore) provenienti dalla nostra laringe, si innesca un pericoloso meccanismo di adattamento patologico allo sforzo che porta dapprima a compensi muscolari scorretti (disfonia disfunzionale) e, talvolta, a vere e proprie patologie dell’organo vocale (disfonie organiche).
Ricordate: è la richiesta di una voce più prestante in condizioni di mancanza di coordinazione e di allenamento a causare un lavoro vocale eccessivo e portare ad una voce rauca e sporca, quindi disfonica e fonastenica.
Ma perché la voce arriva a stancarsi così tanto da non funzionare più?
Per capirlo proviamo a dare un primo sguardo ai meccanismi di produzione vocale, riservandoci nei prossimi post l’analisi più profonda di ognuno dei distretti trattati.
Il fenomeno della vociferazione, o produzione vocale, è dovuto all’armonioso ed integrato utilizzo delle seguenti strutture:
• Mantice polmonare (polmoni e muscoli inspiratori ed espiratori);
• Vibratore (laringe, all’interno della quale si trovano le corde vocali);
• Amplificatore e selettore frequenziale (tutto il tratto sopra le corde vocali).
Il mantice polmonare fa fluire l’aria verso la laringe con una determinata pressione, e tale pressione fa vibrare le corde vocali, che producono un suono elementare, arricchito e filtrato dalle cavità sopraglottiche. Queste cavità (faringe, cavità orale e nasale) si possono modificare in ampiezza, mentre la lingua ci permette di cambiare la forma del tratto articolatorio e quindi di poter articolare suoni diversi.
Le corde vocali sono due piccole lamine muscolari ricoperte da una sottile mucosa (per questo appaiono bianche quando sono sane) che vibrano sul piano muscolare grazie all’interposizione di uno strato morbido sottomucoso (composto da una specie di gel che contiene glicoproteine ed acqua). Immaginatele come un letto, in cui il materasso sia il muscolo vocale, ricoperto da un più o meno sottile piumino (la sottomucosa) ed il tutto tenuto insieme da un sottile lenzuolo (la mucosa vera e propria).
Condizione fondamentale perché l’emissione vocale sia buona è il corretto e completo scivolamento di tutti questi strati, uno sull’altro, ottenuto con il completo affrontamento dei margini delle due corde vocali.
La mucosa appare sempre umida, perché ricoperta da un sottile strato di liquido che, lubrificando continuamente la superficie, favorisce lo smaltimento di calore formato dal continuo contatto delle corde vocali fra di loro. Inoltre l’acqua è presente in grande percentuale nello strato sottomucoso, per garantirne l’elasticità e quindi il corretto movimento.
Quando il lavoro vocale è eccessivo, i muscoli che tendono le corde vocali ed i muscoli che servono a farle avvicinare si stancano, vanno incontro ad un precoce esaurimento e non permettono più di effettuare correttamente la giusta tensione e la corretta adduzione. In tale modo, come una porta chiusa male, le corde vocali, non chiudendo in modo efficace, lasciano passare un poco di aria che non viene trasformata in suono, e che costituisce il rumore sovrapposto al suono.
Continuando a parlare in questa condizione, la mucosa si riscalda sempre di più, infiammandosi ed aumentando per difesa la produzione di muco lubrificante che, interponendosi fra le corde vocali, causa la voce sporca e rauca. A questo punto è chiaro che la corda vocale chiede di essere messa a riposo per un po’. Ignorando ulteriormente tale richiesta si può instaurare un patologico adattamento allo sforzo che può portare, se reiterato spesso nel tempo, alla nascita di patologie non più disfunzionali (cioè legate alla tensoadduzione e come tali reversibili con la cessazione dello sforzo) ma organiche (noduli, polipi o emorragie sottomucose) che spesso necessitano di interventi logopedici o talvolta fonochirurgici.
Ed allora ecco qualche consiglio generale per salvaguardare la nostra voce:
• Non forzare la voce. Questo non significa assolutamente parlare a bassa voce o addirittura bisbigliando, perché questi atteggiamenti peggiorano la stanchezza. Parlate invece a volume normale, con calma, pensando ad una respirazione più efficace ed articolando di più l’eloquio, cioè muovendo di più la lingua; non dimenticate di colorare la vostra voce sempre!!
• Rispettare le pause fonatorie, cioè i tempi in cui si respira. Errore comune è, soprattutto sotto stress, parlare arrivando sempre in fondo al fiato, con tensioni evidenti sul tono della voce (che si alza innaturalmente) e sulla tensione muscolare (specie delle spalle e del collo che si evidenziano particolarmente tesi). Ricordate che le pause fonatorie servono anche per detendere la muscolatura vocale.
• Concedersi un riposo vocale relativo, cioè silenzio, ma per non più di qualche minuto. Uno stop più prolungato diminuisce il tono delle corde vocali e dopo sarà più faticoso recuperarlo.
• Imparare a controllare lo stress, ricordando che la voce è lo specchio della nostra condizione emotiva e che risente dei conflitti emozionali e delle ansie. Talvolta al crescere dell’ansia basta fermarsi, concentrarsi e respirare lentamente e profondamente per 15-30 secondi: tale pratica non ha controindicazioni e può essere eseguita in ogni luogo e tutte le volte che si desidera. Cercate di non perdere mai la serenità, imparando ad affrontare ed a combattere le condizioni stressanti, iniziando magari a praticare il sorriso tanto quando parliamo che quando ascoltiamo. È gratuito ed è assolutamente benefico!
Buona Voce a tutti!
Prof. Diego COSSU
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